di Saturno
La reazione degli Stati occidentali all’escalation della guerra in Ucraina è stata quella di aumentare le spese per il settore della difesa e più in generale di ragionare sul come poter aumentare l’efficienza delle forze armate. Tali provvedimenti stanno scandalizzando parte dell’opinione pubblica, soprattutto a sinistra, poiché si ha l’impressione che ci si stia preparando alla guerra, e le persone non vogliono la guerra. Partendo da questo presupposto attuale va fatta una riflessione tanto breve quanto doverosa, che trascende questi anni in cui viviamo e che, guardando al passato, dovrebbe esserci di lezione.
Tralasciando la contorta moralità di chi crede che volere una guerra sia sempre sbagliato (andassero a chiedere ai palestinesi dei territori occupati cosa ne pensano), c’è da capire che la storia può sempre prendere delle svolte brusche e inaspettate che culminano con la guerra. Talvolta capita che vi siano Paesi e popoli che loro malgrado vengono coinvolti a combattere guerre che non volevano e sono quindi costretti a difendersi. Volere delle forze armate efficienti e moderne non equivale automaticamente a voler iniziare guerre d’aggressione, perché anche se noi non vogliamo la guerra, talvolta può capitare che, ci piaccia o meno, sia la guerra a venire improvvisamente da noi con la vaselina in mano, e l’efficienza delle nostre forze armate determina se in tale situazione ci facciamo trovare già con le braghe calate e piegati a 90 oppure no.
Quando ci si rende conto che vi è un urgente emergenza che richiede l’intervento immediato delle forze armate potrebbe essere già troppo tardi per cercare di colmare subito il gap creato in anni di sottofinanziamento e malagestione. Potrebbero esservi impedimenti logistici (es. un blocco navale), burocratici (tempi necessari per approvare e trattare l’acquisto di nuovi armamenti), economici (mancano i soldi al momento), ecc. (gli armamenti vanno prodotti e talvolta importati, per varare una nuova nave ad esempio ci vogliono anni), ecc. Eppure la persona media in Italia, ragionando più con le emozioni che con razionalità, prova sempre scandalo quando i media gli ricordano che tra le spese dello Stato c’è il settore della difesa, e che i soldi stanziati per la difesa vengono spesi per comprare armamenti. “I popoli che non amano portare le proprie armi finiscono per portare le armi degli altri”. Inoltre la forza militare è di per sé una deterrenza, “se vuoi la pace, prepara la guerra” dicevano i romani.
Ricordo ancora lo scandalo che c’è stato quando il governo voleva comprare degli F35 per dotare l’aeronautica militare di un parco mezzi al passo coi tempi. Il Movimento 5 Stelle, in una mossa di pura demagogia, aveva fatto una campagna politica contro questa cosa; un partito che proponeva l’indebolimento delle forze armate che garantiscono l’esistenza stessa dello Stato che ambivano di governare. Ma certo, lasciamo pure all’aeronautica della ferraglia obsoleta della guerra fredda, anzi facciamogli usare dei biplani di legno che sono ancora più economici, cosa potrebbe mai andare storto.È giusto e doveroso opporsi alla partecipazione dell’Italia in guerre e interventi militari che non ci riguardano, tuttavia la vita reale non è come un film fiabesco della Disney, il mondo è un posto violento e la nostra volontà a voler stare fuori dalle guerre non equivale a una garanzia che la guerra non verrà mai da noi (chiedetelo ad ucraini e armeni), per questo i finanziamenti e i provvedimenti destinati all’efficacia delle nostre armate sono cose sacrosante.
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