Di Luca

Pare sia finita ieri e invece è già il momento di ricominciare, i tanto attesi 3 mesi sono corsi via veloci ed ora si torna tra le fila dei banchi di scuola nella speranza che questa estate non si riveli, come la precedente, un magro contentino del governo per richiudere tutto a novembre con qualche assurda scusa.

Detto ciò, nulla di nuovo in vista per gli studenti italiani, nulla di diverso dall’ultimo anno scolastico. Si torna in aula mantenendo sempre distanziamento e mascherine, in questo clima da distopia Hollywoodiana, misure più scaramantiche che altro, in quanto sicuramente meno forti del bisogno di socialità dei ragazzi.

Al momento si parla di un addio alla DAD e di chiusure limitate alle singole scuole in caso di contagio, ma questa affermazione non ci rassicura più di tanto vista la propensione dei ministri alla totale noncuranza verso gli studenti.

Le novità introdotte per quest’anno infatti riguardano principalmente i docenti e il personale, i quali verranno schedati su un software, a cui soltanto il preside o un delegato potrà accedere per vedere i nomi contrassegnati in verde o in rosso relativamente al possesso o meno del green pass. Le conseguenze del contrassegno rosso? Ovviamente la sospensione da lavoro.

Per quanto riguarda le università si prospetta invece un anno accademico che rasenta l’assurdo; la scelta del ministero è di rendere obbligatorio il green pass per la frequentazione delle lezioni in presenza, in ogni caso a numero limitato, punendo con la squallida didattica a distanza chi non possiede il suo codice a barre (termine che rende l’idea molto meglio di “green pass”).

Negare una valida formazione ad uno studente che si sta specializzando per il mondo del lavoro e della ricerca, specializzazione che per altro paga sostenendo spese spesso fin troppo alte, facendola passare come libertà di scelta è probabilmente ai primi posti della piramide di follie alle quali abbiamo assistito dall’arrivo del COVID, seconda forse solo alla follia dei banchi a rotelle che però ormai sono solo un vecchio ricordo di cui ridere.

I professori dal canto loro si sono nuovamente prostrati, accentando il ruolo di “sbirri”, così che durante la giornata a campione verificheranno il possesso della tessera verde da parte degli studenti, che in caso contrario verranno sanzionati.

Il ministro dell’università Cristina Messa lo ha spigato bene dichiarando: «Se trovano uno studente senza green pass lo fanno uscire, è un po’ come sul treno che si scende alla stazione successiva». Peccato però che gli studenti la retta la debbano pagare eccome anche se non possono stare sul fantomatico “treno” del ministro.

Si parla infine di 12,7 miliardi che verranno stanziati dal PNRR per l’edilizia scolastica e per sciogliere quei “nodi” sui quali abbiamo da sempre incentrato gran parte delle battaglie del Blocco Studentesco. Per lo meno una buona notizia, ma aspettiamo a dirlo con certezza…Visti i ministri con i quali abbiamo a che fare ed il momento storico nel quale stiamo vivendo attendiamo la fine dei cantieri prima di esultare.

I soldi non serviranno a nulla però se migliorando edifici e strutture se poi le scuole rimarranno deserte a causa di chiusure e contro chiusure. Il sistema intero è da rifondare ed è una rivoluzione che può partire soltanto dagli studenti, anima viva della scuola.

Da tutta questo emerge limpido il volto di questi ministri che si sono comportati esattamente come ci si sarebbe aspettati.

Non hanno contestato nulla, non hanno alzato un granello di povere in nome dei ragazzi, ma anche degli insegnanti stessi. Hanno semplicemente accettato a testa bassa, da bravi agnellini, tutto ciò che gli è stato chiesto di fare.

Basta ascoltare uno a caso dei loro discorsi: parlano di vaccini, di green pass, di mascherine e distanziamento ma mai di qualità dell’insegnamento o dell’importanza della socialità per i ragazzi (tanto per fare due esempi).

Il dibattito sembrerebbe riguardare più un ospedale che una scuola e, a quanto pare, per il momento i “nodi da sciogliere” con priorità assoluta secondo il ministro Bianchi rimangono soltanto sanitari. Il fatto che non riescano, o non vogliano, capire che i problemi causati dalla gestione dell’emergenza COVID sono soprattutto sociali ed educativi invece che sanitari, ci fa capire che neanche questa volta il ministero è stato dato in mano a persone competenti.

Bianchi ha poi affermato di voler essere il ministro che «Riporterà la scuola al centro del paese e nel cuore dei ragazzi» ma questo non sarà mai possibile finché gli studenti non torneranno al centro della scuola.

Detto ciò auguriamo un buon anno scolastico a tutti gli studenti d’Italia specialmente a chi lotta e non si piega a questo sistema, ci si rivede in cortile a fumare di nascosto!