Di Moreno

Con l’avvento della corrente elettrica su larga scala verso la fine dell’800, quasi tutte le centrali elettriche erano costruite su modello di Pearl Street, la prima centrale di Thomas Edison, che tuttavia poteva fornire energia ad una frazione ristretta del territorio di Manhattan.

Il sistema di Edison era basato sulla corrente continua, necessitava di conduttori di grandi dimensioni e grossi impianti, inoltre vi era la necessità tecnica di avere un generatore per ogni tensione richiesta, non avendo la possibilità pratica di trasformare quest’ultima come avviene oggi pressoché ovunque.

Tecnicismi a parte, il modello di Edison, basato sulla corrente continua, era fortemente inadeguato per sopperire alle richieste sempre maggiori: la rapida diffusione dell’elettricità condusse al problema di come trasportarla su lunghe distanze e creare una rete di distribuzione unica.

Vi era un altro modello di trasmissione della corrente elettrica inventato da Nikola Tesla e Galileo Ferraris basato sulla cosiddetta corrente alternata. Galileo Ferraris fu il “padre” della corrente alternata in Italia e dedicò la vita all’implementazione delle sue scoperte. Al contempo, negli USA la scoperta di Tesla non venne subito apprezzata dai finanziatori, tanto che nel 1886 venne rimosso dai vertici della sua stessa società e dovette lavorare quindi come operaio per alcuni tempi, fin quando, nel 1888 conobbe George Westinghouse del quale divenne consulente.

Inoltre, Tesla e Ferraris, come anche l’inventore torinese della lampadina a incandescenza Alessandro Cruto – che perfezionò questa tecnologia, arrivando ad usare conduttori con rendimento di gran lunga superiore rispetto a Edison – trovarono sempre grandi ostacoli economici al brevetto delle proprie idee e invenzioni, così come alla loro commercializzazione. Di contro, è famosa la visione totalmente agli antipodi di Thomas Edison, secondo il quale “un’invenzione vale soltanto i miliardi di dollari che può generare”: un chiaro esempio di come la logica del guadagno può inquinare qualsiasi campo.

La Westinghouse Electric, sfruttando il sostegno di Tesla, avviò la produzione di elettricità in corrente alternata; quest’ultima poteva essere facilmente trasformata in base alla tensione richiesta e questo la rese totalmente superiore all’impianto di Edison.

Quest’ultimo, impensierito dalla minaccia nei confronti del suo apparato industriale, avviò una massiccia campagna di disinformazione: creò la prima sedia elettrica a corrente alternata, folgorò alcuni animali e produsse materiale propagandistico, tutto nel tentativo di dimostrare la pericolosità di questo tipo di corrente, con tanto di vignette raffiguranti corpi umani uccisi dalle pericolosissime onde elettriche uscenti dai cavi dell’alta tensione.

La controparte asseriva invece l’assoluta sicurezza della corrente alternata rispetto alla continua, dimostrando che il pericolo derivava sempre e comunque dall’intensità con cui veniva applicata.

Durante l’ultimo decennio dell’800, la corrente alternata acquisì sempre maggiore prestigio e con l’inizio del ‘900 prese piede ovunque.

Edison aveva perso, anche se in seguito riuscirà a mantenere il proprio potere economico. Il suo impianto costoso e pieno di limiti oggettivi aveva lasciato il posto ad un sistema assolutamente superiore sotto ogni punto di vista.

Va da sé che chi ha investito sulla corrente alternata a livello industriale non voleva certo essere un buon samaritano e aiutare i ceti sociali meno abbienti, piuttosto era, al pari di Thomas Edison, spinto dalla logica del guadagno; tuttavia, l’impianto che in seguito si è venuto a creare grazie a questi investimenti ha reso disponibile per moltissime persone (sia pure in un secondo momento) un bene che oggi reputiamo “naturale”.

Il parallelismo con i nostri giorni è chiaro, infatti se da un lato non bisogna mai ridicolizzare il dibattito in merito alle nuove tecnologie (chi si poneva dubbi sull’amianto veniva additato come pazzo, per dirne una), dall’altro lato bisogna saper distinguere tra caso e caso: l’avversione senza se e senza ma alle novità non è sempre sinonimo di avversione ai potenti della finanza internazionale, a volte è l’esatto contrario.