Di Bologna

Siamo onesti e diciamocelo: quante volte, guardano Greta Thunberg su ogni dannato canale televisivo ci siamo messi le mani nei capelli gridando: “E basta cazzo!” ?

Questo perché la battaglia per la difesa dell’ambiente e del nostro pianeta è diventata ormai una faccenda di marketing e di influencer, dove la cosa più intelligente che viene detta è: “Stiamo inquinando troppo”. Di per sé la cosa è verissima e difatti è giusto sottolinearlo, ma quando la cosa viene gonfiata a dismisura dai media il sospetto è d’obbligo. 

Migliaia di esperti hanno passato anni di ricerca per sensibilizzare sui problemi ambientali ma se oggi si parla di ecologia il termine è sempre associato al nome di una ragazzina Svedese con il dito puntato verso l’Occidente bianco, cattivo e sporco. 

La giovane scandinava sarebbe stata molto più nel giusto nell’accusare Cina ed India (solo nel 2015 il fiume Yangtze in Cina ha scaricato in mare 367.000 tonnellate di rifiuti in plastica) di averle rubato il futuro, ma di sicuro non avrebbe trovato l’eco mediatico che ha rimediato invece sbraitando contro le colpe dell’uomo occidentale. 

Non è certo una gara a chi è il più bravo e di questo dobbiamo esserne consapevoli. Come dobbiamo essere consapevoli del fatto che laddove la mentalità globalista e materialista impera, il rispetto per la Natura e per la Terra viene inevitabilmente a mancare. I giovani del Fridays for Future, animati da buonissime intenzioni, sono cresciuti in un mondo dove mangiare fast food e buttare cartacce in strada è la norma e quindi abbiamo dovuto per mesi assistere al raccapricciante scenario di strade lasciate piene di immondizia proprio da chi protestava contro l’immondizia nel mondo. Imbarazzante poi il codazzo di politicanti e personalità pubbliche in atteggiamento adorante verso la Thunberg quando i deputati alla tutela della Terra dovrebbero essere proprio loro che stanno fallendo miseramente. 

Si, perché la difesa dell’ambiente è sempre stata materia da statisti e non da ragazzine. I più grandi riformatori in questo senso del ‘900 furono proprio quei soggetti che oggi, la generazione di Greta, è abituata a pensare come il male assoluto. Basti pensare ai Parchi Nazionali Italiani che furono creati sotto il regime Fascista e voluti fortemente dallo stesso Mussolini o alla Festa dell’Albero del 21 Novembre, giornata di sensibilizzazione e contatto con la Natura istituita nel 1923 ed oggi quasi del tutto dimenticata dalle istituzioni (mentre viene tenuta viva e ricordata dai militanti di Casapound che ogni anno piantano centinaia di alberi nelle proprie città).

Non solo l’Italia Fascista ma anche la Germania fu all’avanguardia nel campo ecologico e un personaggio del calibro di Walther Darré, ministro e militante della Germania Nazional-socialista, non solo si impegnò durante i propri mandati per mantenere un equilibrio sostenibile tra produzione e rispetto ambientale, ma era altresì convinto che la cura per la propria Terra fosse indissolubilmente legata alla cura per la propria stirpe e per la propria cultura. In effetti difende più volentieri la propria terra chi la ama e vi è cresciuto sulle tracce degli avi piuttosto che un individuo apolide e senza legami.

Oggi il movimento ecologista più mainstream non fa mistero di simpatie negli ambienti liberali quando non esplicitamente globalisti, ed ecco che troviamo la piccola Greta spiattellata ovunque tra una visita all’Europarlamento, un passaggio da Papa Bergoglio e per finire una bella gita in treno in prima classe con tanto di foto seduta a terra in un vagone rimediando una pessima figura una volta smentita dalla compagnia ferroviaria (e non dimentichiamo che la sua famiglia le ha fatto scrivere un libro). Insomma tutto il contrario di quel concetto di Nazione che i primi (e forse più sinceri) ambientalisti ritenevano inscindibile da quello di Natura

Ecco perché oggi bisogna riprendersi l’ambientalismo e fare in modo che Ecologia torni a far rima con Nazione. Le forze positive di queste battaglie sacre non meritano di finire nelle mire ambiziose dei potentati globalisti, veri fautori dell’inquinamento. Per citare Jϋnger: “Il ribelle è deciso a opporre resistenza…” e oggi deve esserlo non solo contro i nemici più espliciti e visibili ma anche contro coloro che avvelenano la sua Terra distogliendo l’attenzione grazie ad una comoda, ingenua, ragazzina Svedese.