Di Alessia

WikiLeaks nasce nel 2006 come portale gestito da attivisti e giornalisti allo scopo di distribuire materiale diplomatico privato, rapporti dei servizi segreti, inchieste e accordi riservati, garantendo l’anonimato dei mittenti tramite protezioni legali, senza rivelare mai la fonte dalla quale arrivano, coprendone ogni traccia. Il sistema è semplice, il materiale passa sotto verifica, si rende pubblico, e ci si difende da ogni tipo di accusa legale che esso comporta.

Il portale ha come scopo quello di condannare i responsabili che si celano dietro il male oscuro dei sistemi geopolitici nel mondo e portare alla luce le mani macchiate dal sangue dei peggiori crimini commessi nella storia contemporanea.

Questo è stato il giornalismo di inchiesta portato avanti da Julian Assange, cofondatore del movimento. La lotta per la stampa libera contro l’etica perbenista di chi decanta la libertà e l’uguaglianza mentre pratica politiche sanguinarie.

Dal 2007 sono state pubblicate centinaia di inchieste e documenti riservati sulle atrocità della guerra in Afghanistan, diffuse informazioni sul campo di prigionia di Guantanamo e sulle pratiche di tortura a cui erano esposti i detenuti, smascherati gli agghiaccianti crimini commessi nella prigione di Abu Ghraib, fatto trapelare documenti dei servizi segreti in Kenya rivelando il sistema politico corrotto prima delle elezioni Nazionali e riuscendo così a ribaltare l’elettorato, questi sono solo alcuni degli esempi più ecclatanti di quanto reso possibile da questa realtà.

Nello 2010 viene pubblicato un video ad oggi conosciuto come collateral murders, il soggetto è l’attacco a Baghdad del 12 luglio 2007 per mano dell’esercito USA da un Boeing Apache contro civili inermi. Destò particolare scalpore l’entusiasmo dimostrato dei militari nel seviziare le vittime della strage. La rivelazione dell’evento finì col mettere in cattiva luce la politica presidenziale Bush del tempo e le forze armate.

Il materiale venne inviato da Chelsea Manning, analista di intelligence che non la passò certo liscia perché di fatto venne condannata a 35 anni di reclusione di cui però, ne scontò solo 7. In quegli anni tentò due volte il suicidio a causa delle pressioni fisiche e psichiche a cui fu sottoposta, costretta a condizioni crudeli e inumane.

Anche per Assange a seguire, iniziò un calvario che ancora oggi non ha tregua, dopo oltre 200 mila documenti riservati pubblicati solo nel 2007, gli USA lo incriminano segretamente, l’atto giudiziario viene erroneamente diffuso ma le sue colpe non vennero mai rese testualmente precise.

Fu accusato di spionaggio secondo l’Espionage Act del 1917, la stessa legge utilizzata da Obama per demolire le fonti giornalistiche che rivelarono gli abusi del governo americano dopo gli attacchi dell’11 settembre, tra cui la barbaria messa in atto in Afghanistan il 16 settembre 2001 dove si ordinò l’eliminazione dei convogli di autocarri che al tempo garantivano rifornimenti alimentari a milioni di civili afgani a un passo dalla morte per fame.

L’accusa di spionaggio venne applicata inoltre anche al giornalista John Kiriaku, incriminato dopo aver reso pubbliche le torture perpetrate dalla CIA durante l’amministrazione Bush e la garanzia redatta dal presidente nell’utilizzare la tortura stessa come pratica di policy ufficiale, scontò due anni di detenzione.

Questo tipo di accusa negli Stati Uniti non perdona nessuno e non consente difesa, è una bilancia in grado di porre sullo stesso piano, senza alcuna morale o etica, un criminale e un eroe che vigila sui responsabili dei crimini per svelare la verità alle vittime.

Tornando ad Assange, dal 2012, rimane “segregato” nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, dopo aver chiesto asilo per evitare l’arresto, per sette lunghi anni. Vittima di un conflitto di interessi, con gli USA che premettero per anni verso l’estradizione che avrebbe permesso loro di poterlo incriminare per la pubblicazione di crimini di guerra segreti, così da togliersi un’ennesima spina dal fianco.

Nel 2019, dopo anni di isolamento, viene arrestato e recluso nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, riservato ai terroristi. Lì viene sottoposto al loro stesso regime carcerario e costretto in condizioni detentive cruente senza la possibilità di ottenere la libertà tramite cauzione. Assange è ancora in cella, ciò che lo salva dall’evitare per ora l’estradizione negata da Londra, è la sua sanità mentale che col tempo lo sta abbattendo.

Ancora oggi, nel 2021, il neoeletto Biden non si arrende dal voler processare Assange e forzare l’estradizione, per gli USA infatti, non è classificato come un legittimo giornalista perché ha reso pubbliche informazioni segrete tramite WikiLeaks, pubblicando contenuti integrali senza controlli editoriali (leggasi censura di stato).

Julian Assange, con 18 capi di imputazione per spionaggio, se venisse estradato negli Stati Uniti rischierebbe 175 anni di reclusione o la pena capitale.

Messo al patibolo ancor prima che la sua sentenza sia stata dettata, l’emblema della libertà di stampa. Abbandonato dalle testate giornalistiche e da chiunque lo abbia mai sostenuto in qualche modo, cade nell’oblio giorno per giorno. L’uomo che rivoluzionò il modo di fare informazione e rendere giustizia, colui che aprì gli occhi al mondo su realtà degradate e nascoste e che per qualche istante il mondo lo cambiò veramente.

Chi non parla più di lui ha paura, ma la realtà è che ormai Julian è un uomo già morto, e con lui il diritto di informare liberamente la collettività.

L’obiettivo è la giustizia, il metodo è la trasparenza. È importante non confondere l’obiettivo con il metodo.”