Di Andrea

L’ultima copertina del settimanale L’Espresso ha fatto molto discutere a causa dell’immagine presente in essa, la quale raffigura un individuo dalle sembianze maschili in evidente stato di gravidanza riportando la frase: la diversità è ricchezza. Questa presa di posizione coesiste alle varie manifestazioni avvenute sul territorio nazionale a favore del famigerato DDL Zan, disegno di legge diventato il cavallo di battaglia della sinistra nostrana, il quale sta fomentando un isterico tifo da stadio e creando un naturale divario sociale tra favorevoli e contrari.

Il dibattito politico è ormai saturo di informazioni sul contenuto di questo disegno di legge, assistiamo ad una sorta di gara su chi sia più informato per sostenere la propria posizione. La variegata schiera progressista, che spazia dai democratici alle frange più estreme LGBT e Antifa, si auto pone come traghettatrice del popolo ignorante, che viene al tempo stesso disprezzato in virtù della sua resistenza ad abbracciare i dogmi del mondo arcobaleno. 

Dall’altra parte, invece, il più becero perbenismo della destra conservatrice e borghese che di notte non disdegna la dolce compagnia di qualche personaggio contro il quale la domenica scrive post su Facebook sprezzanti. Cattolicissimi e uomini d’ordine da “angeli in divisa” uniti per sostenere la famiglia tradizionale contro chi urta loro la vista durante una passeggiata in centro potendosi così indignare sui social chiedendo a gran voce l’intercessione salvifica del Capitano.

Non è questo il problema. La famiglia tradizionale è forse una delle istituzioni più reazionarie e borghesi che ci portiamo ancora sulle spalle e che soltanto il Fascismo, con le sue opere per la gioventù e con il tentativo di forgiare l’uomo nuovo, ha tentato di sradicare, cercando di porre fine alla stereotipata Italietta mammona troppo legata al nucleo familiare. 

Il vero problema si riscontra alla radice di tutte quelle visioni che hanno come unico scopo il trionfo dell’ideologia gender come imposizione nella società, obiettivo testualmente dichiarato anche all’interno di alcuni articoli del DDL Zan (tralasciando la deriva liberticida che porterebbe nel sistema giudiziario, incriminando chiunque la pensi in modo non conforme a questi dettami). 

Questa visione ha come unico proposito lo smantellamento di qualunque identità a cui si possa legare un individuo, l’aspetto biologico viene diviso da quello di genere legato a convenzioni dettate dalla società. Il rifiuto di prendere in considerazione qualsiasi determinazione sessuale è in accordo con un concetto universalistico dell’essere umano, legato ad un estremo materialismo, nel quale l’uomo è soltanto identificato con le sue condizioni materiali

Teorizzando il genere in quanto radicalmente indipendente esso diventa un artificio fluttuante senza valore, accostato alla società moderna consumistica e ultraliberista che predilige l’abbandono di ogni identità stabile e di ogni concezione non meramente materiale dell’uomo e spinge affinché anche la sessualità e l’uomo stesso diventino merci su cui poter guadagnare.