Di Rocco

La diffusione della pandemia e i problemi legati al covid 19 rendono ancora più attuale il seguente quesito: dove vengono prese le decisioni che riguardano la nostra salute e la nostra libertà di movimento? Nel Parlamento che come noto dovrebbe essere il luogo del dialogo-conflitto tra governo e opposizioni? Oppure le decisioni vengono unilateralmente prese dal Presidente del Consiglio o dai Presidenti delle Regioni?

Come noto la Costituzione riserva la profilassi internazionale esclusivamente allo Stato. Nonostante il virus non rispetti i confini regionali, si è preferito, invece, riconoscere competenze concorrenti a Stato e regioni.

Tutto questo ha creato una situazione di impasse. L’impasse è stata accentuata dalla diversità del sistema politico regionale rispetto a quello statale. Il primo è d’impianto presidenzialistico, il secondo è rimasto a struttura parlamentare. Ne è derivata una asimmetria tra centro e periferia: il centro dovrebbe dettare i principi e le linee guida, e determinare i livelli essenziali delle prestazioni, ma è la parte più debole, perché si esprime con troppe voci; le regioni sono dominate dai loro presidenti (non a caso chiamati, erroneamente, governatori)

In questa situazione il governo centrale preferisce dialogare e confliggere con le regioni così ottenendo un vantaggio (perché dialoga direttamente con i presidenti regionali, tra cui vi sono i potenziali concorrenti del leader dell’opposizione), ma con un costo molto alto per le istituzioni, perché svuota il Parlamento (la dialettica maggioranza-opposizioni non si svolge né a Montecitorio né a Palazzo Madama) e mescola la dialettica istituzionale Stato-regioni con quella politica maggioranza-opposizioni. Ma — per usare una frase attribuita a Richelieu — il disordine del regno è utile all’ordine del re.

Questo intersecarsi ed intrecciarsi di errori e interessi di parte aumenta l’oscurità della politica, perché la società civile è oggi, più che in altri momenti, attenta al moto oscillatorio, alle tattiche, agli artifici retorici usati per nascondere funzioni e le decisioni prese autoritariamente dai Premier di turno.

Da ormai due anni a questa parte, in concomitanza con l’inizio della Pandemia, il Parlamento è stato completamente esautorato dalle sue funzioni e l’informazione non in linea ai diktat del governo ostacolata e oscurata. Iniziò Conte con i suoi DPCM, le cui validità costituzionali sono state più volte smentiti in sedi giuridiche, fino ad arrivare ad oggi con Mario Draghi. Il suo controllo sulle camere rimanda alla memoria una vera e propria dittatura parlamentare di stampo Giolittiano, con i deputati totalmente prostrati al suo cospetto. La figura dell’ex presidente della BCE assomiglia tragicamente a quella del Leviatano di Thomas Hobbes, il terribile mostro marino usato come metafora del potere dal filosofo inglese, che ha in mano tutti i diritti dei propri sudditi, senza che loro possano ribellarsi in alcun modo, e verso i quali non ha nessun dovere.

Si, perché la sua figura assume sempre più i contorni di uomo intoccabile che tutto può e nulla fallisce, grazie al beneplacito di stampa e televisioni che lo osannano quotidianamente, arrivando addirittura ad auspicare per lui, come dichiarato da Galimberti a “In Onda”, pieni poteri. Scenario che sembra sempre più probabile, dato che sembra dover essere il papabile successore di Mattarella al Quirinale. E c’è chi, come Mario Monti, un altro banchiere, ex Premier, ha sottolineato l’esigenza di “trovare modalità meno democratiche nella somministrazione dell’informazione”. Strane parole dette dai fedeli difensori della democrazia…

E poco importa se aumentano Gas e Luce, se il Presidente del Consiglio si rifiuta di rispondere a certune domande, e se i diritti dei cittadini vengono violati con l’irragionevole Green Pass, che lui stesso aveva promesso sarebbe stato la salvezza della nazione per tornare a una presunta normalità, e invece, dopo due anni di restrizioni siamo ancora punto e a capo, con mascherine all’aperto, picco di contagi, discoteche e stadi chiusi, e ritorno alle zone colorate. Per il Leviatano Draghi la colpa rimane di quella risicata parte di popolazione che ha scelto di rifiutare il certificato verde, assolvendosi la coscienza da tutti gli errori.

Le scelte politiche sono state orientate da virologi da strapazzo che fin dall’inizio hanno detto tutto il contrario di tutto smentendosi più volte come se nulla fosse, mandando in confusione totale tutti i cittadini, ormai disuniti e in piena tensione sociale. I vaccinati disprezzano e dileggiando i no-vax e viceversa, e in mezzo, o sopra, due anni di governi che non si prendono responsabilità e che navigano a vista. La situazione sociale sembra quella di un ritorno allo stato di natura, in cui gli uomini sono in conflitto tra loro e mirano unicamente alla sopravvivenza e all’autoconservazione.