EOIN O’ DUFFY E LE BLUESHIRT IRLANDESI

di Cerotto

Si parte con la nuova rubrica “la vera Internazionale” nella quale andremo a riscoprire tutte le figure chiave, più o meno conosciute a livello mondiale, di quella che fu la “poesia stessa del XX secolo”.

Prati verdi, pascoli e tradizioni millenarie; il nostro viaggio parte dalla terra d’Irlanda. L’esperienza delle Blueshirts è sicuramente un fenomeno ignorato dai più anche a causa delle poche e superficiali conoscenze storiche e non arrivate fino ai giorni nostri. Mentre invece andrebbe approfondito, non tanto per l’importanza a livello Europeo, quanto per il suo contributo al conflitto interno Anglo-Irlandese.

Esse contavano tra le proprie fila, infatti, ex membri dell’esercito dello Stato Libero Irlandese che come simbolo di riconoscimento decisero di utilizzare appunto una Camicia Azzurra. Siamo circa nel 1932/1933 e l’ammirazione che prova l’Europa intera verso la rivoluzione fascista italiana colpisce anche questo manipolo di Irlandesi.

L’esperienza delle Blueshirts, che verrà poi ribattezzata “Guardia Nazionale”, fu indiscutibilmente capeggiata da un personaggio alquanto particolare: il Generale Eoin O’Duffy. Nato nel 1892, aderisce in giovane età e “da buon Irlandese” al Sinn Fein ma presto sentendo troppo stretta la morsa puramente politica decide di unirsi all’Irish Republican Army, movimento intransigente per la libertà del popolo Irlandese.

Dopo vari arresti e periodi di prigionia, O’Duffy diventa ufficialmente Generale, tra i più giovani d’Europa per poi diventare capo di stato maggiore dell’I.R.A.

Avviene circa nel 1933 il suo avvicinamento ufficiale al movimento delle Blueshirts. Interessante e importante è la sua partecipazione nel 1934 alla Conferenza Internazionale Fascista di Montreux, in Svizzera, dove ebbe modo di incontrare e confrontarsi con le altre realtà Europee.

Parallelamente alla visione internazionale O’Duffy, dovette tener conto anche delle questioni interne e su questo lato la sua carriera politica non fu per niente positiva, infatti si racconta come la sue “visioni interne” non furono viste in modo per niente positivo dalle frange più radicali dell’Irish Republican Army che valutarono la sua visione come troppo moderata.

È chiaro infatti come in Irlanda, prima di ogni altro argomento sia di principale importanza la lotta per l’indipendenza. Indipendenza che doveva essere totale e senza compromessi per le frange più radicali, a differenza del Generale O’Duffy che cercò una soluzione tra i due stati che non portasse per forza di cose ad un continuo conflitto armato.

Dopo vari eventi di importanza superficiale, è invece fondamentale citare due situazioni di gran rilievo per la storia delle Blueshirts: nell’agosto del 1933 infatti a chiara ispirazione del modello Italiano, proclamarono una Marcia su Dublino; che però si rivelerà un danno irreparabile. Fin dalla prima richiesta di permesso, il divieto da parte dello stato fu assoluto, divieto che ovviamente non fece demordere O’Duffy che decise di marciare a livello cittadino. Questo fatto portò però alla messa al bando e la dichiarazione di fuori legge del suo movimento.

Ormai politicamente abbattuto, il generale non demorse e nel 1935 decise di richiamare alle attività tutti i suoi seguaci, ma sotto una nuova realtà, il Partito Nazionale Corporativo, nato dalle ceneri delle Blueshirts.

Inutile specificare come questo tentativo di “riscossa” fu inutile a livello nazionale. Più importante fu infatti l’esperienza successiva, O’Duffy nel 1936 lasciò la patria per capeggiare la Brigata Irlandese, composta da circa 700 uomini, durante la Guerra civile Spagnola.

Una volta tornato infine in Irlanda la sua carriera politica fu solamente marginale, creò comunque scalpore la sua scelta di mandare un manipolo di volontari Irlandesi a combattere durante la Campagna di Russia.

Con il passare del tempo le sue condizioni di salute si aggravarono fino alla morte avvenuta nel novembre del 1944, a soli 52 anni, portando con sé anche la fiamma del movimento.