di Saturno

L’estrema sinistra in Italia, e più in generale in Europa, è passata dal sognare la rivoluzione socialista per creare un paradiso dei lavoratori, all’attivismo per battaglie per i diritti civili su temi ridicoli come il rimuovere statue e simboli di un passato non gradito; perché? Cosa passa per la testa a chi vede razzismo e sessismo ovunque? Perché femministe, anti-razzisti e attivisti LGBT usano una retorica vittimista anche se nessuno li perseguita? Per rispondere a queste domande bisogna analizzare la cosa dal punto di vista sia storico che psicologico.

Durante la guerra fredda, l’Italia ha avuto il Partito Comunista più grande, popolare e forte del mondo occidentale. Verrebbe quindi da pensare che, di conseguenza, la sinistra italiana ha una lunga tradizione comunista, ma così non è, o per lo meno non più. Per sintetizzare brutalmente la storia, la caduta dell’Urss (che finanziava, ispirava ed aiutava i partiti comunisti occidentali) e la dissoluzione del PCI nel 1991 segnarono l’inizio del tramonto definitivo dei comunisti nella vita politica rilevante della nazione. Declini analoghi dei partiti comunisti si sono avuti in tutto il mondo occidentale.

La caduta dell’Urss non fu solo il tramonto di un simbolo, essa segnò anche la caduta dell’ideologia politica che sosteneva. Senza l’Urss, l’unica superpotenza rimasta erano gli USA, gli unici quindi a poter proiettare la propria potenza economica, geopolitica e militare nel mondo, ma soprattutto gli unici a poter proiettare la propria cultura, le proprie mode, il proprio sistema politico-economico e le proprie ideologie (influenza che aveva già iniziato a penetrare l’Occidente nel secondo dopoguerra, cosa accentuatasi durante il ‘68).

Non essendoci più l’Urss col suo modello socialista a ispirare le sinistre mondiali, rimase solo la “sinistra” americana. Ma gli USA non hanno mai avuto una tradizione comunista o socialista, di conseguenza le idee nate dalla “sinistra radicale” americana erano molto più incentrate sul progressismo e i diritti civili, anziché sul voler costruire una società socialista. Basta vedere le differenze tra il ‘68 in America e in Europa, dove quest’ultima invece una tradizione comunista ce l’aveva eccome. Sebbene ci fossero somiglianze ci furono anche grandi differenze, in America fu per lo più incentrato sul pacifismo (erano i tempi della guerra in Vietnam), mentre in Europa fu molto politicizzato da forti organizzazioni rosse, e coinvolse anche masse di operai che trasformarono le contestazioni studentesche anche in rivendicazioni sociali (es. in Italia e soprattutto in Francia). Difatti è proprio nel ‘68 che in America nacquero gli hippy, da cui nacque lo stereotipo (spesso anche veritiero) del comunista sporco, drogato, rincoglionito, che puzza e non ha voglia di lavorare.

In America, come conseguenza a lungo termine del ‘68, il progressismo come lo conosciamo oggi è entrato nel mainstream politico coinvolgendo anche i moderati. In Europa invece c’è voluto più tempo affinché si diffondesse. Questo perché ci sono voluti prima i vari ricambi generazionali di giovani che non hanno conosciuto in prima persona l’influenza dell’Unione Sovietica e la presenza di un forte partito comunista (che formava i propri membri anche dal punto di vista ideologico). Ed è così che si è arrivati al giorno d’oggi in cui il progressismo americano è diventato “l’ideologia ribelle” della sinistra radicale in Occidente (e accentuata in particolar modo nel mondo anglofono, anche extraeuropeo).

In un contesto in cui la nazione è allo sbando con una disoccupazione (specialmente giovanile) elevata, povertà elevata, giovani che espatriano perché non hanno futuro qui, le battaglie politiche dei progressisti (di cui fanno parte molti giovani) sono cose tipo il DDL Zan, i bagni senza gender, le parole di sesso neutro, la legalizzazione delle droghe, l’aborto fino al nono mese, le mascherine rosa per la polizia, confini e porti aperti, quote rosa e quote nere (assunzione forzata di una percentuale di immigrati nelle aziende).

La sinistra radicale negli ultimi anni ha progressivamente abbandonato l’uso della simbologia socialista come la falce e il martello (simbolo della “classe lavoratrice”) e la bandiera rossa (simbolo in genere associato alle lotte proletarie o al sangue dei martiri) in favore della simbologia LGBT+ come la bandiera arcobaleno (spesso associata anche alla pace), le varie “pride flags” (simboli di orgoglio e “liberazione” delle varie componenti LGBT come gay, lesbiche, bisessuali, transessuali, asessuali, ecc.) e tutti i vari simboli di genere (che in origine erano solo maschio ♂ e femmina ♀, poi resi un’infinità, ognuno per ogni nuovo “genere” inventato dalla comunità LGBT). Talvolta la vecchia simbologia comunista viene ripresa e unita a quella LGBT (ad es. creando bandiere arcobaleno con la stella rossa o falce e martello), ma generalmente essa da sola non viene più usata, questo va a dimostrazione del fatto che oggi l’estrema sinistra è più interessata ai diritti civili che alle battaglie sociali. Anche i modi di parlare sono cambiati, da toni rivoluzionari con minacce fisiche ed esplicite a “padroni” e reazionari, a toni pacati, pietosi e vittimisti che vogliono far passare le proprie posizioni non come un estremismo ma come una battaglia di buonsenso, per il rispetto di quella o quell’altra minoranza.

La cosa che accomuna le varie frange dello spettro politico “arcobaleno” è in primis il vittimismo, ovvero il credere che le categorie che loro rappresentano siano violentemente oppresse quando in realtà lo Stato italiano di oggi non fa alcun tipo di discriminazioni di genere, razziali e di orientamento sessuale; lo Stato tutela già tutti da violenza fisica e verbale, TUTTI. Essere omosessuali in Italia non è illegale, così come non lo è baciarsi tra persone dello stesso sesso in strada. Le donne non devono chiedere il permesso del marito per uscire di casa, lavorare e guidare, possono vestirsi liberamente e non sono costrette ad indossare un velo per coprirsi i capelli. Chi vuole fare terapie e operazioni per la transizione di genere può farlo liberamente.

A mettere in testa a queste persone l’idea secondo cui vivono in una società che li opprime, e che quindi devono combattere per conquistarsi diritti (che gli fanno credere di non avere già), sono i governi, i politici, gli enti sovrannazionali, le multinazionali di ogni tipo, la televisione, i giornali, la radio, la scuola, gli influencer, ecc. si arriva quindi al punto in cui nella loro mente si crea l’idea secondo cui vivono in una società ostile, quando letteralmente interi settori della società (estremamente rilevanti) sono schierati incondizionatamente dalla loro parte.

Essi stessi sollevano problemi che non esistono così da poter lamentarsene, fare la vittima e avere una scusa per cui protestare e sentirsi ribelle. Gli esempi sono davvero infiniti, quello attualmente in voga in Italia è il lamentarsi che la lingua italiana sia maschilista ed oppressiva verso donne e persone di genere non binario (problema inesistente e inventato), la soluzione proposta è l’uso forzato e sistematico di termini femminili inesistenti nella lingua italiana per indicare delle professioni, insieme all’uso di asterischi e dello “schwa” per avere parole gender neutral.

Uno Stato ed un sistema di potere temono chi vuole mettere in dubbio e sovvertire l’ordine costituito, non chi “combatte” per l’uso dello schwa, per far si che le donne che non si depilano non siano viste male, o per far abbattere le statue di Cristoforo Colombo. Essere ribelle non significa scendere in piazza con una statua della Madonna a forma di vagina. Le cosiddette “battaglie” per i diritti civili imprigionano il naturale spirito di ribellione dei giovani e lo incanalano verso il nulla, verso “lotte” inutili che fanno credere a chi le combatte di essere un ribelle quando in realtà è un guardiano del conformismo. Lo Stato laico e l’uguaglianza giuridica degli uomini senza distinzioni di sesso, razza o gusti sessuali, sono già valori dominanti nell’Occidente, l’Occidente che tanto odiano, ed essendo lo scopo delle loro “lotte” quello di imporre maggiormente questo principio (con tutte le sue contraddizioni), di fatto non sono ribelli o rivoluzionari ma semplicemente conformisti asserviti al sistema. Anzi al sistema gli fa anche comodo dirigere la ribellione giovanile verso qualcosa di sterile.

Se per quanto riguarda l’estrema sinistra di una volta, quella dei comunisti veri, è possibile comprendere le loro posizioni politiche anche senza condividerle, per quanto riguarda le posizioni dell’estrema sinistra politically correct di oggi, figlia del ‘68 e della malata cultura americana, esse sono semplicemente senza senso e incomprensibili.

Come hanno fatto queste ideologie grottesche a prendere piede? Come si è arrivati alla società degenerata di oggi? Questo fenomeno non va analizzato solo dal punto di vista politico o storico. Per comprendere l’aumento della popolarità di ideologie degenerate in Occidente esso va studiato anche dal punto di vista psicologico. Chiunque abbia avuto a che fare con persone che sostengono il (neo)femminismo (specie le sue frange più radicali), la fat acceptance, le varie battaglie LGBT ed altre stronzate arcobaleno di questo tipo, ha sicuramente notato che spesso sono individui mentalmente instabili e disturbati, che hanno un vittimismo cronico al limite delle manie di persecuzione, sentimento la cui forza eguaglia il loro odio verso un nemico immaginario visto dappertutto: il patriarcato, il maschio bianchi etero cis, la rape culture, il body shaming, ecc.

Ma sopratutto sono persone estremamente fragili, si sentono offese e disturbate da ogni cosa, anche le più insignificanti, di conseguenza vorrebbero trasformare la società in una campana di vetro, in un mondo ovattato e senza dolore, senza parole percepite come forti e aggressive, insomma una sorta di dittatura del sorriso politicamente corretta e dalla punta arrotondata dove ogni libertà è sacrificata in nome di un presunto rispetto verso donne, etnie non bianche, omosessuali, transessuali, grassi, ecc. Qualcosa di simile a una puntata di black mirror o ad un romanzo di Orwell.

Se ideologie per persone deboli e disturbate hanno fatto breccia nella società è perché la società si è riempita di persone deboli e disturbate.