Di Geox

Cominciamo sfatando un mito che pervade tuttora il dibattito. L’Europa non dipende dal gas russo per una coincidenza, ma per una serie di politiche sbagliate. Il divieto del nucleare in Germania, il divieto di sviluppo delle risorse nazionali di gas naturale in tutta l’Unione Europea, ecc. sono azioni che hanno fatto da corollario ad un massiccio e costoso piano per le energie rinnovabili, energie prive di un sostegno affidabile.

Solare ed eolico sono necessari ma volatili ed intermittenti; hanno bisogno di un aiuto da parte di gas naturale, nucleare ed energia idroelettrica per la sicurezza dell’approvvigionamento. Inoltre, la dipendenza aumenta nei periodi di vento debole e poco sole, proprio quando i prezzi di mercato sono più elevati. Anche le batterie non sono un’opzione. È impossibile costruire una rete di dimensioni industriali di enormi batterie: il costo sarebbe proibitivo e la dipendenza dalla Cina per costruirle (litio ed altri metalli rari) rappresenterebbe ancora di più un problema. Ai prezzi attuali, un sistema di accumulo attraverso batterie delle dimensioni dell’Europa costerebbe più di 2500 miliardi di dollari, secondo una pubblicazione del MIT Technology Review. Molto più costoso di qualsiasi altra alternativa. Inoltre, non va dimenticato che solamente il costo aggiuntivo di una rete di batterie più la rete di distribuzione e trasmissione farebbe salire ulteriormente le bollette delle famiglie europee.

L’inflazione era già fuori controllo in Europa prima ancora che l’invasione dell’Ucraina fosse un rischio e, di fronte all’impatto sui prezzi e sull’energia dell’invasione dell’Ucraina, dobbiamo ricordare che:

– L’Europa era già in una crisi energetica nel 2020 e nel 2021, con il costo dei permessi di CO2 in aumento ed i prezzi all’ingrosso dell’elettricità che avevano raggiunto livelli record a dicembre 2021 (con buona pace degli ambientalisti e dei gretini che proprio in questi giorni scendono in piazza contro il clima).

 – L’Europa non “dipende dal gas russo”. È co-dipendenza, quasi una simbiosi. La Russia ha bisogno del continente europeo per esportare e l’Europa non ha alternative più economiche. Ricordiamoci che il gas russo è molto più economico di qualsiasi altra alternativa realistica. I contratti a lungo termine firmati con Gazprom sono chiusi a prezzi che possono essere fino a dieci volte inferiori rispetto ad alcune delle alternative attualmente paventate dai media mainstream. I 150 miliardi di metri3 che l’Europa importa dalla Russia possono essere sostituiti con gas naturale liquefatto dalla Norvegia e dal Mare del Nord, dagli Stati Uniti, dall’Algeria, dal Qatar o da Israele, ma a costi molto più elevati.

– L’unica alternativa alla Russia è dimostrare che i Paesi europei hanno fonti di approvvigionamento diversificate ed economiche. Se la Russia però vede che i governi europei progressivamente vietano l’energia nucleare, vietano lo sviluppo di riserve di gas autoctone, intervengono nelle importazioni ed aggiungono enormi tasse come il costo della CO2, allora è normale che sappia che non c’è alternativa competitiva e che l’industria ed i consumatori europei saranno sotto scacco per un lungo periodo a causa dell’aumento del costo dell’energia.

– Il gas naturale scorre continuamente, è economico ed abbondante. Non può essere sostituito con rinnovabili intermittenti, volatili ed imprevedibili. L’esempio della Germania è chiaro: dopo aver investito massicciamente nelle energie rinnovabili ed aver raddoppiato le bollette per i consumatori, dipende maggiormente dal carbone (lignite) e dal gas russo per garantire l’approvvigionamento. La Germania ha dovuto riattivare le centrali a carbone dopo aver speso oltre 200 miliardi di euro in sussidi e costi per le rinnovabili!

– Tutte le tecnologie sono necessarie, anche le energie rinnovabili, ma non rappresentano l’alternativa perché hanno bisogno di un supporto da parte del gas naturale e perché tale tecnologia è ancora agli inizi. Non dimentichiamo che l’installazione massiccia di rinnovabili comporta un enorme costo nelle reti. Chi abbasserà le bollette se il costo fisso delle reti viene moltiplicato con i 150 miliardi di euro che si stimano necessari per rafforzare le reti di distribuzione e trasmissione?

– Tutte le alternative “magiche” vendute dall’interventismo prevedono il passare dal dipendere dalla Russia al dipendere dalla Cina. Dove prenderemo il silicio, l’alluminio, il rame, il litio, necessari per quei massicci investimenti “magici” annunciati?

– La demonizzazione dell’energia nucleare (unica energia pulita) ha lasciato l’Europa nelle mani di alternative costose ed instabili. La transizione energetica va considerata comprendendo l’importanza della sicurezza degli approvvigionamenti e della competitività.

È assurdo tenere il regime fiscale delle emissioni di CO2 durante una crisi economica senza precedenti, sbarazzarsene significherebbe ridurre le bollette delle persone.

– Le tasse alla frontiera sui prodotti petroliferi o sul gas naturale non stanno tassando i produttori, stanno tassando i consumatori nei Paesi europei; chi pensa che le tasse annunciate saranno pagate dal Qatar, dagli Emirati arabi o dal Brasile ha un serio problema di comprensione economica.

Una vera transizione energetica deve essere competitiva, affidabile ed economica, non una struttura burocratica per la riscossione delle tasse ed il saccheggio ai danni della collettività. Deve considerare tutte le innovazioni tecnologiche: più commercio e meno politica; più concorrenza e meno ideologia.