di Sara

La Repubblica di Weimar, un periodo storico che va dal 1919 al 1933 in Germania, è spesso ricordata per la sua instabilità politica ed economica. Ciò che molti non sanno è che la Repubblica presentò un terreno particolarmente fertile per una piccola rivoluzione sessuale, in particolare nella città di Berlino.

Nel luglio 1919 venne fondato a Berlino l’Institut für Sexualwissenschaft (l’Istituto di Scienze Sessuali), dedicato alla comunità LGBT tedesca e all’educazione sessuale per i cittadini. Questo istituto fu fondato da Magnus Hirschfeld (1836-1935), medico e sessuologo di origine ebraica, tra i primi a sviluppare la teoria del “terzo sesso”, un concetto che rappresenta un’identità di genere intermediaria diversa da uomo o donna. Hirschfeld stesso era un travestito ed un omosessuale. In collaborazione con il chirurgo Erwin Gohrbandt, all’interno dell’istituto furono eseguiti i primi interventi chirurgici per la transizione da maschio a femmina. Ai pazienti veniva inoltre prescritta una terapia ormonale, pratica ancora utilizzata oggi per coloro che desiderano cambiare sesso. L’Istituto di Scienze Sessuali possedeva anche una vasta biblioteca sulla sessualità, che includeva libri, diagrammi e protocolli per la transizione chirurgica da maschio a femmina. Inoltre, aveva un museo della sessualità, noto come Hirschfeld Museum, con pareti decorate con fotografie di omosessuali vestiti con abbigliamento eccentrico, tra cui enormi cappelli, orecchini e trucco, così come donne vestite in abiti maschili con cappelli a cilindro.

Durante la Repubblica di Weimar, Berlino era considerata una mecca per le comunità trans e omosessuali. Negli anni ’20, nacquero circa un centinaio di bar gay a Berlino, frequentati anche da transessuali, lesbiche e prostitute. Locali notturni come il Mikado, lo Zauberflöte e il Dorian Gray divennero punti di ritrovo internazionali, mentre gli elaborati balli queer della città catturarono l’attenzione di tutto il mondo. Gli inglesi si riferivano al “costume tedesco”, i francesi parlavano di “vizio tedesco” e gli italiani chiamavano gli uomini e le donne gay “berlinesi”. La Germania divenne nota come la capitale dell’omosessualità europea, attirando molti artisti, tra cui il poeta Marsden Hartley e l’architetto americano Philip Johnson.

Il movimento di riforma sessuale, sostenuto da membri dei partiti liberali, socialdemocratici, socialisti e comunisti, si batté anche per l’accesso all’aborto, vietato dai paragrafi 218 e 219 del Codice penale tedesco del 1871, sulla scia della Russia Sovietica, la quale aveva reso l’aborto legale e finanziato dallo Stato il 18 novembre 1920.

Pochi mesi dopo la nomina di Hitler a cancelliere, i nazisti chiusero i club per gay, lesbiche e travestiti. Le riviste omosessuali furono vietate e i materiali queer furono rimossi dalle librerie come parte della “Campagna per un Reich pulito” dei nazisti. Nel maggio del 1933, gli studenti nazisti assaltarono l’Istituto di Scienze Sessuali di Magnus Hirschfeld e saccheggiarono la sua biblioteca, che contava più di dodicimila libri. Con l’assistenza delle truppe d’assalto, bruciarono i libri per le strade di Berlino, distruggendo gran parte della documentazione storica sulla vita queer prima della Seconda Guerra Mondiale.

La situazione della Repubblica di Weimar non è rimasta un caso isolato, ma ha trovato somiglianze negli Stati Uniti degli anni ’60 con il movimento hippy di liberazione sessuale. Questo fenomeno non è rimasto confinato, ma ha influenzato l’intero Occidente. Negli anni recenti abbiamo assistito all’esplosione del movimento LGBT, che coinvolge sempre più giovani. Prima della pandemia da Covid-19, circa il 90% dei giovani si considerava eterosessuale, ma questa percentuale è scesa al 79% dopo l’emergenza sanitaria.

Cosa ha causato un cambiamento così repentino in così poco tempo? Gran parte di questo cambiamento può essere attribuito alle lunghe ore trascorse dai ragazzi sui social media, dove determinati contenuti hanno ampio risalto, in particolare a TikTok, durante il periodo di isolamento domiciliare. Per decenni, l’omosessualità è stata progressivamente normalizzata ed accettata, così come l’accesso facilitato alla pornografia attraverso i siti web, che viene consultata quotidianamente dal 40% dei giovani.

Omosessualità, transessualità, iper-sessualizzazione e pornografia: questi sono elementi che erano già presenti durante la Repubblica di Weimar e ora si manifestano in una luce diversa. In un mondo sempre più polarizzato, dove le tensioni sociali e politiche sono in aumento, in cui questi temi prendono sempre più campo, viene da chiedersi quanto se questo capovolgimento di ciò che è naturale possa ancora essere accettato per il timore di essere etichettati come bigotti o contrari al “progresso”.