Di Andrea

Questo il titolo del nuovo film distribuito da Netflix sulla propria piattaforma streaming che sta avendo un successo planetario. La pellicola è stata scritta e diretta da Sam Esmail, sceneggiatore e regista statunitense di origine egiziana conosciuto soprattutto per la serie Mr. Robot, il quale ha scelto un cast d’eccezione con Julia Roberts, Mahershala Ali, Ethan Hawke e Kevin Bacon. La trama racconta la classica vacanza di una normale famiglia americana di New York che decide di staccare la spina affittando una casa a Long Island. Da qui iniziano una serie di assurde avvisaglie: assenza di connessione cellulare, televisione e rete Internet inutilizzabili, oltre una grossa petroliera che si arena improvvisamente sulla spiaggia.

L’intreccio narrativo s’infittisce quando i proprietari della casa vacanza bussano alla porta sostenendo come un enorme blackout abbia reso invivibile la città. Col passare delle ore la situazione subisce un vero e proprio collasso. I satelliti smettono di funzionare, la fauna locale inizia ad avere comportamenti anomali, strani attacchi sonici destabilizzano i protagonisti, i quali osservano l’autostrada intasata da innumerevoli auto a guida autonoma scontratesi una contro l’altra paralizzando ogni spostamento. Alla fine, dalle informazioni di uno dei protagonisti, emerge un possibile disegno oscuro di colpo di stato portato avanti con manovre non convenzionali come la paralizzazione dei mezzi di trasporto e di comunicazione, disinformazione e il conseguente scoppio di una guerra civile di tutti contro tutti. Lasciando così i personaggi in balia degli eventi.

Il film è suddiviso in cinque parti, ognuna delle quali rappresenta i vari stadi dello scenario apocalittico che si delinea ogni minuto che passa. I protagonisti incarnano sfaccettature ben marcate della società occidentale: dagli adolescenti attaccati morbosamente alla tecnologia (social e videogiochi) alla middle class diffidente e chiusa passando dal ceto benestante progressista (in questo caso afroamericano) ai survivalisti complottisti. Fa riflettere come, in un film prodotto direttamente dalla famiglia Obama, venga lanciato il messaggio (attraverso le parole dei due protagonisti di colore) che “se il mondo dovesse crollare non bisognerà fidarsi di nessuno, specialmente delle persone bianche”. Una frase che, se pronunciata al contrario, avrebbe fatto chiudere baracca e burattini a tutta la produzione e ritirato il film.

Per quanto riguarda l’orizzonte distopico che si staglia agli occhi del pubblico, la brutta (o buona) notizia è che praticamente ogni aspetto del fantomatico piano sovversivo interno è praticabile, in alcuni casi non ancora in termini così estesi come raffigurato nel film. Episodi di hackeraggio, attacchi informatici sono ormai noti così come tecniche di phishing attraverso malware per scaturire blackout a impianti elettrici, petroliferi o satellitari. Il controllo delle telecomunicazioni, attraverso una manomissione da remoto, è ora sempre più possibile anche grazie nuove Ai, le stesse che possono essere facilmente usate per fake news e disinformazione (vediamo già oggi un massiccio utilizzo nella propaganda). La guerra “ibrida” così come viene chiamata dai giornali non è nulla di diabolico o moralmente negativo in sé ma semplicemente l’avanzamento della tecnica applicato alla guerra. Una materia che ha interessato le menti più brillanti della nostra specie da Tucidide a von Clausewitz. Criminalizzare o demonizzare lo sviluppo della tecnica è un passo falso che non possiamo permetterci.