di Saturno

Il femminismo sta sempre più sollevando la questione della cosiddetta “mascolinità tossica” e del patriarcato. Ad ogni triste fatto di cronaca ecco che media, politici, influencer ed organizzazioni progressiste portano l’attenzione nazionale su questi temi.

Si parla della società odierna come una società in cui vige un sistema di oppressione della donna da parte maschile chiamato “patriarcato”. Tale sistema, per dirla in breve, avrebbe una “base culturale” consistente in cose che degraderebbero le donne come il raccontare battute che le prendono come bersaglio di scherno (es. il non saper guidare) o come l’oggettificazione sessuale del corpo femminile. Da questa base “culturale” deriverebbero poi atteggiamenti concreti di prevaricazione degli uomini verso le donne, anche estremi come lo stupro, le percosse e l’uccisione. Tra gli uomini sarebbe diffuso un tipo di comportamento chiamato “mascolinità tossica”, ovvero una presunta costante ricerca della virilità che spinge loro ad avere atteggiamenti di prevaricazione verso le donne. Il modo quindi di sovvertire questo sistema patriarcale sarebbe, sempre per i progressisti, tra le varie cose, quello di eliminare la virilità maschile così da avere uomini che non opprimano più le donne.

Tralasciando la classica obiezione che deve essere sollevata ai progressisti in merito alla loro incoerenza riguardo il discutere tanto di riscatto delle donne senza però essere in grado di definire chi è una donna e chi un uomo così da non offendere trans, travestiti e gente confusa in merito al proprio genere (se chiunque, anche chi ha il pene, può essere una donna, parlare di diritti delle donne non ha senso), questo loro ragionamento è comunque sbagliato per una serie di motivi.

Innanzitutto bisogna dire che la “mascolinità” (ovvero la virilità) non è mai tossica e che anzi, il problema non sono gli uomini virili ma l’esatto opposto, ovvero gli uomini deboli e con atteggiamenti effeminati. Una cosa palese a qualunque giovane, specie ai ragazzi, è che l’uomo per sua natura cerca sempre di essere virile. Dunque quando in una società (come quella in cui viviamo ora) la virilità viene continuamente attaccata e demonizzata, si crea un grosso vuoto che consiste nella mancanza di modelli maschili virili positivi che i ragazzi possano seguire. Si crea quindi una situazione dove in parte aumentano gli uomini che crescono psicologicamente fragili e deboli perché non sono né stati educati ad essere forti, né sentono una pressione della società a comportarsi come tali (bensì è l’esatto opposto), ed in parte aumentano quelli che, non riuscendo a resistere all’innaturale mancanza di virilità nella società, i modelli virili da seguire se li sceglie lui, ma tali modelli non sono necessariamente positivi.

Ad esempio non penso sia un caso che il fenomeno dei maranza sia una cosa che sta crescendo proprio in questi tempi. Il ragazzetto a cui non viene mostrato un modello virile da seguire, trova oggi come modello “virile” e “forte” la sottocultura delle baby gang di (principalmente) nordafricani che vanno in giro in gruppo a provocare le persone, a fare atti di bassa criminalità come rapine, spaccio di droga, furti e pestaggi, a molestare le ragazze e, in generale, a fare qualunque stronzata gli viene in mente perché la società la rigettano in toto, è gente che non segue nessuna virtù, non hanno rispetto per niente e nessuno (comprese le ragazze) e l’unica cosa a cui danno valore sono loro stessi. Il vuoto creato dalla società che spinge per l’uomo debole devirilizzato e non per un modello maschile virile positivo, è riempito dal  maranza ignorante wannabe gangster coi suoi vestiti di marca falsi, la sua musica di merda e il suo comportamento da balordo rincoglionito che viene erroneamente scambiato da sempre più ragazzetti (e ragazzette) come un atteggiamento figo, forte e virile. Il problema dei maranza, comunque, si collega anche ad altre problematiche (non percepite come tali) come gli pseudo valori che propina la società di oggi come materialismo, individualismo ed edonismo.

Inoltre bisogna tener conto che se i ragazzi non vengono temprati e resi psicologicamente forti da un’educazione che pretende da loro che si comportino in modo virile, è più difficile che apprendano cos’è l’autocontrollo. Anzi, se li si educa ad essere eccessivamente emotivi, a crescere come dei viziati a cui non viene mai detto “no”, a piangere per qualunque cosa negativa gli succeda perché “anche gli uomini piangono”, a frignare e lamentarsi continuamente, in sostanza ad essere deboli ed effeminati, si creano uomini fragili che non sono mentalmente in grado di controllarsi ed affrontare e superare le varie difficoltà della vita, come il venire rifiutati o la rottura col proprio partner, ma anche altri tipi di situazioni non sentimentali. Già immagino l’obiezione che quelle orribili streghe sovrappeso dai capelli viola faranno a questo ragionamento, ovvero che chi molesta, maltratta ed uccide le donne non sono dei frignoni , non capendo però che virilità vuol dire soprattutto tempra ed autocontrollo di se stessi e dei propri sentimenti, siano essi gelosia, rabbia, tristezza o lussuria. Quindi – e questo discorso vale sia per gli uomini che per le donne – chi non riesce ad accettare una rottura col partner quindi dà di matto e lo uccide, è un debole perché non si sa controllare, chi ha atteggiamenti estremamente gelosi e possessivi è un debole perché è insicuro di se stesso, chi molesta sessualmente e stupra è un debole (oltre che, spesso, un disturbato mentale) perché – oltre che al non sapersi controllare – non è in grado di accettare dei rifiuti e quindi l’unico modo per avere un certo tipo di contatto o rapporto è con la forza fisica; non capisco quali problemi abbia chi crede che l’idiota sul pullman che palpeggia i culi alla gente rappresenti la virilità maschile.

Per quanto riguarda invece la presunta “base culturale” delle violenza sulle donne, ovvero la cosiddetta “cultura dello stupro”, cioè la tendenza a giustificare o normalizzare  le violenze sulle donne, molto semplicemente non esiste, per lo meno non in Occidente. Certi tipi di comportamenti esistono ovunque perché le utopie non esistono, ma il modo in cui determinate cose vengono giudicate dalla società e dal sistema legale cambia da posto a posto. In Occidente lo stupro e le violenze non sono solo punite dalla legge ma vengono, giustamente, viste come cose orrende anche dalla stragrande maggioranza delle persone. Discorso diverso per altre parti del mondo (come i Paesi islamici) dove, in genere, le donne vengono trattate come una proprietà degli uomini (padri, fratelli, mariti) e la loro inferiorità è sancita anche dalla legge con restrizioni draconiche, inoltre ci sono casi in cui picchiare o addirittura uccidere una donna (es. in caso di adulterio) è una cosa ampiamente accettata dalla società. Questo tipo di tendenza culturale (nei popoli non occidentali) a considerare le donne in modo inferiore, viene rispecchiata anche dalle statistiche sul crimine nel nostro Paese. È stato calcolato che in Italia, nel 2020, le violenze sessuali avvenute in tutto il Paese per mano di stranieri sono il 41,8% nonostante essi fossero l’8,6% della popolazione totale. Mentre, per citare un caso molto locale, nel 2023 a Milano gli stranieri extracomunitari si sono resi responsabili (per ora) di circa il 60% delle violenze sessuali ed il 42% dei maltrattamenti sulle mogli nonostante rappresentino poco meno del 20% della popolazione totale del Comune. Questa enorme sproporzione di violenza commessa sulle donne da stranieri mostra che forse non è la nostra di cultura ad essere misogina, eppure le femministe nostrane – che non si fanno scrupoli a blaterare contro il “maschio bianco etero cis” – evitano di guardare il fenomeno della violenza in chiave etnico-culturale perché ciò evidenzierebbe un fenomeno innegabile e che, se fatto presente, potrebbe mettere in cattiva luce le povere minoranze (e rispettare le minoranze evidentemente è più importante che rispettare le donne).

Concludo citando dati in merito agli omicidi in Italia negli ultimi anni. Le vittime di omicidio in Italia negli ultimi anni sono sempre state numericamente sproporzionate verso gli uomini, negli ultimi due anni ad esempio sono state 322 nel 2022 (196 uomini, 126 donne) e 303 nel 2021 (184 uomini, 119 donne); in fondo è presente un grafico dell’ISTAT che mostra le vittime di omicidio volontario ogni 100 mila abitanti dal ‘92 al 2020. Insomma, i dati confermano che parlare di un’epidemia di uccisioni di donne si tratta di isteria di massa, un fenomeno sicuramente problematico (così come lo è l’uccisione di uomini) ma che è decisamente percepito in modo più grande di com’è effettivamente e che non è in crescita (si guardi il grafico sotto); ed anzi gli uomini vengono uccisi molto più delle donne. Molto semplicemente, tutto questo rumore mediatico e politico su una questione inesistente sta venendo fatto come grimaldello a sostegno di un’agenda politica progressista.