Di Marco

Le guerre stellari sono davvero fantascienza? Certo, se parliamo dal punto di vista di immense flotte spaziali che si combattono a suon di fucili blaster e cannoni laser la risposta è scontata, ma d’altro canto è ormai evidente come le forze armate delle più grandi potenze abbiano implementato la ricerca spaziale.

Nel 2018 i satelliti in orbita secondo fonti governative americane erano 1800. Oggi in orbita solo i satelliti Starlink dell’industria privata SpaceX sono 482 e il proprietario Elon Musk si pone come obiettivo la messa in orbita di ulteriori 1500 satelliti entro la fine del 2021. A questi vanno aggiunti centinaia di altri satelliti nazionali e privati.

Insomma, gli occhi dell’uomo sono sempre più orientati verso le stelle e le grandi potenze nazionali hanno già capito quanto questa espansione oltre l’orbita possa influire sugli assetti militari del globo.

Dal 2015 in particolare, Russia e Cina hanno riorganizzato le proprie forze armate enfatizzando il ruolo delle operazioni spaziali ed è sotto gli occhi di tutti come Trump abbia dato una forte scossa alla ricerca militare spaziale americana rendendo indipendente e autonoma la US Space Force.

In un documento della DIA (Defence Intelligence Agency) del gennaio del 2019, si manifesta come negli USA siano ben consapevoli che entrambe le potenze, Cina e Russia, sono in grado di “[…] monitorare, tracciare e mirare le forze Americane ed alleate”.

Ecco quindi che lo Spazio diventa di fondamentale importanza strategica per ogni singolo conflitto che queste potenze (e non solo queste) intendono intraprendere anche sulla solidissima terra. Il ruolo dell’uomo in guerra è stato sostituito progressivamente da mezzi sempre più tecnologici, in particolare dal secondo conflitto mondiale, ma si sta arrivando al punto drastico in cui, senza una buona rete satellitare e dei sistemi difensivi, un Paese potrebbe perdere una guerra nel giro di poche ore.

Parlando della Cina, sebbene si sia sempre pronunciata ufficialmente a favore di uno Spazio demilitarizzato e pacifico, non ha mai smesso di incrementare i propri armamenti in funzione spaziale. L’esercito cinese infatti continua ad ampliare l’integrazione di forze terrestri a nuove tecniche di cyberguerriglia e di ricerca per un armamento spaziale propriamente detto. Continuando ad implementare le proprie capacità di lancio in orbita la Cina intende realizzare un’autarchia completa per quanto riguarda l’accesso allo Spazio, ed allo stesso tempo inserirsi come forte competitor nel mercato internazionale dei lanciatori, in cui anche l’Italia ha una posizione di tutto rispetto con i diversi progetti VEGA già sviluppati (e in via di sviluppo) nell’ambito dell’European Space Agency.

Sebbene le ricerche militari Cinesi in ambito spaziale siano state incrementate, la superpotenza orientale ha sfoderato tutte le proprie abilità diplomatiche nel migliorare i rapporti con gli altri Paesi: nell’aprile 2018 la Cina infatti aveva già siglato ben ventuno trattati di cooperazione spaziale civile con trentasette Paesi e quattro organizzazioni internazionali. Per capire il grande sviluppo ottenuto dalle riforme per la ricerca spaziale cinese negli ultimi anni basti pensare che il Paese si propone di stabilire una stazione di ricerca robotica sulla Luna entro il 2025, volta ad agevolare una successiva spedizione umana prevista per gli anni successivi al 2030. Tempi brevissimi per passi da gigante.

Spostandoci verso Occidente, ma non troppo, il 6 marzo 2018 il Ministro della Difesa russo Shoygu dichiarava: “Solo con il supporto dello Spazio sarà possibile per le forze armate raggiungere il massimo dell’efficienza”. Sebbene i fondi Russi stanziati per la ricerca militare spaziale siano di molto limitati e ad obiettivi più specifici rispetto a quelli Cinesi, la Russia, forte della sua esperienza da “pioniere” dello Spazio, è ben consapevole che la supremazia in questo settore strategico sarà decisiva in eventuali conflitti futuri. Dopo l’inefficienza dimostrata dai privati nella ricerca, la Russia ha centralizzato quasi tutto il settore della ricerca spaziale nelle mani dello Stato. Questo dà ovviamente maggiore spazio ad uno sviluppo in senso militare della ricerca che, tra le altre cose, prevede quasi sicuramente lo sviluppo di basi missilistiche terrestri in grado di distruggere o disturbare i sistemi satellitari degli avversari (altro che l’hacking delle mail della Clinton). La Russia detiene un ruolo di predominio per quanto riguarda la presenza umana nello Spazio, tanto è vero che la Stazione Spaziale Internazionale è quasi del tutto dipendente dai lanci Russi per portare i cosmonauti in orbita, cosa a cui gli USA sotto la spinta energica di Trump stanno cercando di porre rimedio, basti vedere l’ultimo lancio di NASA e SpaceX di pochi giorni fa.

Al di là degli attuali equilibri, che possono sempre cambiare, si può notare come tutte le maggiori potenze si stiano attrezzando in ambito militare per una sempre maggiore integrazione tra tecnologia spaziale e forze armate propriamente dette. La supremazia nel vuoto cosmico verosimilmente presto corrisponderà alla supremazia terrestre e, visto il grande interesse di queste tre autentiche superpotenze per lo sviluppo di tecnologie militari, viene da pensare che un equilibrio spaziale tra esse dovrà passare probabilmente da un conflitto o quanto meno da un periodo di forte tensione.

Che sia l’alba di una nuova guerra fredda? Se non altro, vista la temperatura gelida nello spazio vuoto, avremmo già il nome adatto.