Di Leonardo

Con i continui apri e chiudi che hanno caratterizzato questo periodo di pandemia, c’è stato sicuramente molto più tempo rispetto agli anni precedenti per dedicarsi ai più svariati hobby e passatempi possibili. Tra tutti però, quello che forse è andato più in voga, per la gioia delle alte sfere di Netflix e compagnia varia, è stato l’approfondimento della sfera cinematografica composta di film e serie tv in continua uscita e aggiornamento. 

È risaputo che ne esistono le più disparate categorizzazioni, possono variare tra tipologie di argomenti trattati o magari per scelte stilistiche ed estetiche, per non parlare poi delle influenze derivanti dalla nazionalità di registi e sceneggiatori o magari per periodo storico di uscita, insomma chi più ne ha più ne metta. Tra le tante però c’è forse una categoria che allontana per “partito preso” gli spettatori più di tante altre, ad esclusione ovviamente di appassionati e hipsters che rifiutano l’esistenza di tutto ciò che ha meno di cinquant’anni circa. Questi sono i film in bianco e nero, soprattutto se accompagnati da poca azione. 

È probabile che tutti, almeno una volta, abbiamo pensato, che i film in bianco e nero siano roba da vecchi, che siano noiosi e utili solo per qualche pallosa lezione di storia, che roba così arcaica non sia in grado di trattare tematiche a noi vicine… ma è realmente così? 

Per sfatare questo “mito” un ottimo esempio può sicuramente essere la filmografia del regista svedese Ingmar Bergman, che gli amanti e i già citati hipsters di sicuro conosceranno già. 

I film di questo regista, nonostante non contemplino minimamente scene di grande azione, infatti, raggiungono un livello di intimità con lo spettatore tale da poter parlare benissimo anche ad un pubblico molto giovane, certamente però, è fondamentale la volontà di ascoltare”.

Perché specificare che le sue opere possono essere adatte ad un pubblico molto giovane? Perché con buona pace degli eventuali boomer alla lettura, figli di un tempo in cui tutto era meglio, e della loro diffusa opinione secondo cui i ragazzi sono tutti frivoli e superficiali, mentre ai loro tempi era tutto migliore, non siamo noi i complottisti da social del buongiornissimo.

Forse a volte i più “anziani” dimenticano ciò che hanno già passato, dimenticano che anche in gioventù si affrontano momenti di difficoltà, spesso legati a crisi interiori che portano alla ricerca di risposte in sé stessi o ispirazione da terzi. Anche i ragazzi durante queste ricerche di nuove risposte possono apprezzare opere complesse e possono trovare piacevole un film al cui interno non si trovano mostri giganti o supercattivi intenti a distruggere il mondo.

La partita a scacchi con la Morte per rimandare la predestinata dipartita dopo il ritorno in patria dalla crociata di Antonius Block e il percorso compiuto nel ridefinire tutte le sue certezze neIl Settimo Sigillo”, o il complesso rapporto interpersonale che viene a crearsi tra Elizabeth e Alma con la sovrapposizione e lo scambio dei ruoli delle due inPersonasono solo due dei più celebri esempi di quanto profondo possa essere il viaggio introspettivo che Bergman era in grado di creare nelle sue opere. Un viaggio che non fa distinzioni di età, che tu abbia novant’anni o diciassette, conta solo quanto a fondo sei in grado di concepire e quanta voglia hai di analizzare la complessità dell’animo umano.

Come detto, non si tratta certo di film per tutti e non riuscire a digerirli, non deve certo essere una vergogna. Guardare film complessi, impegnati e soprattutto impegnativi non ci rende automaticamente più profondi o intelligenti di chi preferisce svagarsi con storie incentrate su esplosioni e sparatorie o grandi amori perfetti che nella realtà non si vedranno mai.

Semplicemente per chi ne è già appassionato o per chi vuole entrare nel mondo delle opere fortemente introspettive, sarebbe un gran peccato perdersi quel piccolo tesoro che è la filmografia di un visionario del genere com’è stato Ingmar Bergman, capace di superare i limiti del tempo e delle differenze generazionali, per un banale luogo comune sui film in bicromia.