Di Libero

È passato ormai un po’ dal Rave Party “Teknival”, evento che si è svolto nel comune di Valentano, in provincia di Viterbo, abbiamo preferito aspettare che si calmassero un po’ le acque e abbiamo atteso che ognuno esprimesse la sua opinione, i tempi quindi sono maturi per esprimerne una nostra.

Prima però riassumiamo brevissimamente cosa si è detto “a destra” in merito alla questione e per snellire lo faremo attraverso le parole dei due maggiori leader dello schieramento.

Primo fra tutti Matteo Salvini, che tra una pizza e un selfie ha deciso di pubblicare le parole di Annalisa Chirico:

«Il rave party del viterbese? Un santuario dell’impunità nella totale assenza dello stato. Uno schiaffo in faccia per milioni di italiani che ogni giorno si impegnano per rispettare leggi, prescrizioni e divieti, spesso con enormi sacrifici. Qualcuno ne risponderà?»

Segue Giorgia Meloni scagliandosi anch’essa contro il Rave Party rilasciando la seguente dichiarazione al Secolo D’Italia:

«Italia allo sbando, considerata ormai zona franca per chiunque voglia delinquere. I mega rave illegali organizzati in Italia dall’estero perché qui la legge si può calpestare. Come succede con clandestini, scafisti, spacciatori, abusivi di ogni genere. Gli unici tartassati dal Governo sono i cittadini onesti

Possiamo noi invece accontentarci di questa banalizzazione?

La risposta è assolutamente no. Il vero punto sul festival non è l’occupazione impropria del suolo né tantomeno che l’evento non fosse autorizzato, ma soprattutto il vero problema non è stato il mancato rispetto delle normative anticovid. Le nostre analisi non devono assolutamente accodarsi a queste dichiarazioni così parziali e semplicistiche.

Non possiamo certo permetterci di diventare iper-legalisti e favorevoli alle restrizioni quando a fare la bravata sono i ragazzi un po’ meno “bravi”. Esatto perché il rave, anche se può sembrarci strano, sotto la sua coltre di droga a basso costo, sesso libero, musica gratis e zero docce, nasconde un importante promemoria per tutti quanti.

Insomma, al di là delle facili ironie che si possono fare sulla scarsa igiene dei partecipanti, non possiamo liquidare tutto con «Il ministro Lamorgese non fa niente per fermare il Rave ma a noi ci impone il #GreenPass!»

No carissimi, non funziona così, questo potrà anche bastare al centrodestra, ma non certo a noi.

Il ministro non gliel’ha lasciato fare, al contrario è stata obbligata a lasciarglielo fare, perché i raver si sono conquistati uno spazio grazie al loro numero.

Questo non cancella il fatto che siano gli utili idioti del sistema e non certo i ribelli, indubbiamente autodistruttivi e inerti verso i veri problemi del mondo, tuttavia non sono stati dei privilegiati e dire «a loro lo fanno fare e a me no», oltre ad essere una falsità, è una patetica giustificazione del proprio immobilismo.

Se però questo non lo avete capito e per voi invece quanto sopracitato è abbastanza, allora meritate altri 100 anni di zona rossa.