Di Alberto

Se è noto il massiccio dispiegamento di forze russe al confine con l’Ucraina, conseguenza del riacuirsi del conflitto nel Donbass, non è altrettanto conosciuto invece quali siano le forze della Nato nell’area.

Da anni il confine orientale è diventato il fronte principale della lotta tra l’alleanza atlantica e la potenza post-sovietica. Negli ultimi anni infatti è stato rinforzato e rimpolpato con truppe (di terra e di mare) di tutti i paesi dell’alleanza.

Innanzitutto, già nei giorni precedenti il Natale gli Stati Uniti avevano inviato uno squadrone di F-15 biposto configurati anche per l’attacco al suolo a Campia Turzii in Romania, ufficialmente in rinforzo alla missione di Air policing, di cui fanno parte anche caccia italiani. Una chiara mossa politica che non è sfuggita agli ‘antagonisti’ dell’Est.

Oltre ai caccia, anche diversi C-130 che trasportavano materiale dal Regno Unito a una base nel Mar Nero e la fregata francese ‘Fremm Auveragne’ si trovano ad oggi stanziati in quell’area di interessa vitale per la Nato.

Il grosso delle truppe atlantiste è inquadrato nella “European deterrence initiative” che fa da supporto all’operazione Atlantic Resolve che vede seimila soldati USA dispiegati nei paesi dell’est europa. La maggior parte di questi si trova in Polonia dove ne sono stanziati circa 4,500. E qualcuno ha il coraggio di dire che la guerra fredda si è conclusa con il crollo del muro di Berlino?

Ma soprattutto la nato fa affidamento alla sua punta di diamante, ossia la “Very high readiness joint task force”, una forza di reazione rapida composta da 6,400 uomini di tutti i paesi nato (attualmente sotto il comando della Turchia) che ha una prontezza operativa di 5 giorni per l’attuale stato di emergenza, insieme alle forze speciali e logistiche. Un potenziale bellico di tutto rispetto.

Nonostante sul fronte russo ci sia stato un apparente ritiro di truppe vi è tuttora un continuo avvicendamento sul fronte, infatti altre unità sono state trasferite nel distretto di Belgorod, a soli 20 km dal confine ucraino.

Una de-escalation insomma sembra ben lontana e dipenderà dagli incontri bilaterali del 10 gennaio e soprattutto dalla seduta del Nato-Russia council del 12. Una cosa è certa: anche se non compaiono più sui nostri tg nazionali, le ostilità sul versante ucraino sono ancora vive e più vicine di quanto crediamo.