di Patrizio

16 ottobre 1890: nasce a Clonakilty il generale irlandese Michael Collins. Pochi sanno, che fu proprio lui il primo presidente del governo rivoluzionario post-guerra d’indipendenza dal Regno Unito. In questo articolo farò una recensione del film omonimo, vincitore del Leone d’Oro alla 53ª mostra del cinema di Venezia, si porrà l’enfasi sull’uomo Michael Collins, che il regista Neil Jordan riesce precisamente a descrivere nelle sue peculiarità.

Il film inizia a descrivere la vita del giovane Collins, in questa pellicola interpretato da un grande Liam Neeson, dalle sue origini. Michael è il capo di un gruppo di giovani rivoluzionari repubblicani, è impetuoso ed esuberante, forte della popolarità all’interno della sua cerchia e fra i cittadini comuni. Insieme ai suoi compatrioti, inizia a compiere atti di rivolta ed opposizione al governo britannico, al tempo presente in Irlanda tramite la regola dell’Home Rule (l’Irlanda era ufficialmente una nazione parte del Regno Unito, ma aveva un proprio parlamento definibile in poche parole “regionale” con limitati poteri amministrativi locali, e doveva riconoscere la Corona Britannica come capo di stato), sostenuti politicamente dall’enigmatico Éamon de Valera (qui interpretato da Alan Rickman), un cittadino americano di ascendenza irlandese e spagnola giunto a sostenere la causa nazionalista.

A differenza di Collins, infatti, De Valera è un politico, che il film descrive come la peggior razza di burocrate spoglio di ogni carisma o popolarità. La sua tattica è infatti quella di lavorare fuori dall’azione di strada mandando avanti Collins come scudo umano; a seguito della Rivolta di Pasqua del 1916, De Valera viene catturato come prigioniero politico in Inghilterra sfruttando la sua cittadinanza statunitense, mentre gli altri militanti nazionalisti vengono pestati e giustiziati dall’esercito britannico senza processo. Collins riesce a salvarsi insieme all’amico Harry Boland per un colpo di fortuna, consistente in un errore di identificazione con un altro prigioniero, mentre nelle esecuzioni perde la vita il rivoluzionario James Connolly.

Le elezioni del 1918 portano il vittorioso Sinn Féin a dichiarare unilateralmente l’indipendenza e, così facendo, iniziare la guerra contro il Regno Unito. De Valera viene eletto Presidente del Dáil, il parlamento rivoluzionario, e Collins viene nominato Direttore dell’Intelligence dell’IRA. Da qui in poi la pellicola descrive la guerriglia: de Valera evade di prigione e si rifugia negli USA, mentre Collins e i suoi seguaci creano il caos a Dublino nei territori del sud dell’Irlanda, sconfiggendo in numerose occasioni i lealisti del Black and Tans.

Michael ci mette ancora una volta la faccia, non si tira indietro, e sfida a viso aperto l’esercito, mentre de Valera negli Stati Uniti fallisce nell’ottenere il supporto del presidente. Tornato in Irlanda, impone di cambiare le strategie dell’IRA, fino a quel momento tutte studiate da Collins, causando pesanti perdite al fronte nazionalista nell’attacco alla Custom House. A seguito di questa sconfitta, però, gli inglesi chiedono contro ogni aspettativa un cessate il fuoco e l’inizio delle trattative. De Valera, da politico navigato, sapendo che ogni compromesso con gli inglesi non sarebbe risultato nell’indipendenza, per non ammettere una sconfitta politica personale manda avanti Collins: famosa la scena cui i due discutono, con Collins che capisce gli intenti di Éamon e gli ricorda di essere un militare, di non essere adatto per le trattative politiche, con De Valera che, in assenso con il consiglio di sicurezza, è deciso a mandarlo a trattare.

Collins si reca infine a Londra, per intavolare le trattative con i britannici. Sebbene alla Repubblica non venga immediatamente concessa l’indipendenza, il trattato consente all’Irlanda di raggiungerla nel tempo pur rimanendo un dominio britannico durante un periodo provvisorio oltre a perdere sei delle nove contee dell’Ulster a maggioranza protestante, che rimarranno nel Regno Unito. Un risultato al di sopra delle aspettative dunque per Collins, che viene acclamato dal popolo e diventa presidente del governo rivoluzionario, a scapito di De Valera che figura come un rinunciatario. Ecco che quindi il film volge alla sua ultima parte, con De Valera che attua una scissione nello Sinn Féin iniziando la guerra civile irlandese.

Non vi descriverò il finale perché è giusto che guardiate il film anche per capire i rapporti che Collins ha con i personaggi anche al di fuori della politica, come ad esempio la fidanzata Kitty Kiernan, interpretata da Julia Roberts, che svolge un ruolo molto importante nell’evoluzione del suo personaggio e che Collins si contende con l’amico Boland. È importante però vedere come il film si concentri sulla grande differenza tra i caratteri dei personaggi, con un Collins più verace e pronto all’azione e De Valera più scaltro e machiavellico. È altamente consigliata la visione se si vuole capire come spesso i rivoluzionari autentici vengano ostacolati dai politici burocrati che puntano all’interesse personale e all’egoismo, e a come un uomo sia disposto a mettere in gioco amicizie, relazioni personali, sentimenti e soprattutto la propria vita, pur di lottare per un’idea.